La Gravidanza del Papà

La gravidanza è un’esperienza che riguarda entrambe i partner! L’arrivo di un figlio è un evento emotivamente intenso non soltanto per la donna ma anche per l’uomo. Diventare genitori significa affrontare una costellazione di cambiamentiche riguardano se stessi, la coppia e la famiglia di origine. Il futuro papà deve prepararsi ad un cambiamento di ruolo e di identità proprio come la futura mamma: entrambe devono affrontare un importante passaggio evolutivo da figli a genitori e da coppia coniugale a coppia genitoriale.

Per far fronte ai cambiamenti che comporta la nascita di un bambino, ciascuno dei coniugi deve ridefinire i propri spazi e le proprie funzioni in modo da crearne altri, per accogliere psicologicamente e non solo fisicamente, il nuovo componente della famiglia.

La gravidanza costituisce un’occasione unica per un’ulteriore importante crescita, non solo della nuova famiglia ma anche ed in particolare, del  rapporto di coppia, in cui il ruolo del partner diviene, da subito, di fondamentale importanza per la serenità ed il benessere di madre e bambino.  Il papà, durante il periodo gestazionale assume una funzione molto importante: quella di  garante e custode della mamma  che, in questa particolare fase della sua vita, ha bi­sogno di una figura che la protegga da angosce arcaiche e profonde.  Il marito/compagno dovrebbe assolvere l’importante compito, di accogliere i bisogni affettivi della donna ed aiutarla a  ridefinire le fantasie angosciose di cui può essere preda. Rendere serena la futura mamma farla sentire al sicuro, protetta, contenendone i mille dubbi ed angosce che ne occupano la  mente, è fondamentale perché possa affrontare nel migliore dei modi ed in piena condivisione con il suo compagno, i nove mesi di gravidanza.

Ma anche l’uomo come la futura mamma può, durante la gravidanza, andare incontro a dubbi, angosce, perplessità riguardo l’assunzione di un ruolo così importante e definitivo quale  quello genitoriale. A differenza della donna, l’uomo in attesa di un figlio non è coinvolto direttamente nei cambiamenti fisici della gravidanza ma, questo, non vuol dire che non lo sia in egual misura dal punto di vista emotivo. La paternità, al pari della maternità, costituisce, un compito emotivo e cognitivo molto  complesso, che vede l’uomo impegnato alla ricerca di una dimensione ideale, entro la quale scoprire il proprio ruolo paterno, che comporta, un inevitabile confronto con la propria figura paterna. A partire dal concepimento, anche nell’uomo, come nella donna, si verifica, infatti, una sorta di regressione interiore al ruolo di figlio, si ri-attiva una memoria inconscia, che lo porta a  confrontarsi intimamente con quella che è stata la sua figura paterna di riferimento e quindi con la sua personale esperienza di bambino . La nuova identità, di padre, è fortemente influenzata dalla rappresentazione mentale e simbolica del proprio genitore, per cui il momento di confronto è inevitabile. Questo “movimento”  regressivo porta con sé un importante valore evolutivo, in quanto, funzionale all’appropriarsi del ruolo genitoriale e paterno in particolare, ancor prima della nascita del bambino. Attraverso questo confronto, il “ papà in attesa” è in grado di individuare e definire quali tra le caratteristiche paterne, di cui ha fatto esperienza come figlio, potranno essere fatte proprie, in quanto ritenute adeguate alla propria personale idea di paternità, e quali, invece, messe in discussione e rigettate perché avvertite come lontane, se non, addirittura, contrarie alla stessa. Il  confronto, seppur a livello simbolico, con il proprio padre, consente, inoltre, al futuro genitore di creare accanto ad uno spazio fisico, oggettivo per il  figlio in arrivo, anche quello più prettamente psicologico e soggettivo, che a sua volta rende possibile un’assunzione ancor più profonda e stabile del ruolo paterno.

Il forte coinvolgimento emotivo, nei confronti della propria compagna e della vita che essa porta in grembo, in alcuni casi può, inoltre comportare, per il papà il vivere esso stesso i disturbi tipici dei primi tre mesi di gravidanza; per cui anche lui, può rischiare di avere: la nausea, mal di stomaco, crampi alle gambe, stanchezza e può aumentare di peso! Si chiama sindrome della couvade, della covata; il profondo vissuto d’empatia tra i due partner, provoca, infatti, nel padre un’espressione somatica della partecipazione soggettiva alla gravidanza.

I vissuti psicologici ed i compiti evolutivi della genitorialità, che richiamano, tra gli altri, i temi della competenza/incompetenza, possono porre il futuro papà in una situazione non sempre facile da affrontare, in cui può essere complesso anche il solo nominare il disagio, in quanto apparentemente, prerogativa femminile.

L’incentivare la presenza dei papà ai corsi pre-parto, è sicuramente, uno dei modi per accompagnare ed agevolare  la transizione alla genitorialità, ma non l’unico o il solo efficace; a volte, può essere necessario per il papà avere uno spazio tutto suo, in cui, poter affrontare con l’aiuto competente di un Terapeuta, un passaggio evolutivo così tanto importante quanto critico.

La stanza di terapia può essere il luogo protetto e contenitivo in cui, il papà in attesa può finalmente  trovare, insieme al Terapeuta, le parole per dire e definire il suo personale vissuto della gravidanza, e quindi  poterlo condividere, poi pienamente ed in modo funzionale, con la sua compagna.

La transizione alla genitorialità è un processo/percorso evolutivo importante quanto critico, che può essere vissuto con difficoltà non solo dalla mamma ma anche dal papà, in attesa e richiedere al punto da individuare come opportuno, in alcuni casi, un sostegno psicologico competente.


Dott.ssa Lorella Carotti
Psicologa e Psicoterapeuta a Rieti

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